È bastato un annuncio il 22 agosto scorso per far alzare il termometro del prezzo del gas. L’annuncio della russa Gazprom riguardava l’ arresto temporaneo del gasdotto North Stream 1 verso la Germania. Quel giorno il prezzo di riferimento del gas olandese TTF ha toccato il record giornaliero di 295 euro per megawattora. Due giorni dopo, il greggio Brent ha superato i 100 dollari al barile dopo che l’OPEC ha annunciato l’intenzione di ridurre la produzione. Da quando l’Ucraina è stata invasa dalla Russia, l’Europa ha cercato e sta cercando di diversificare le sue fonti energetiche per fare a meno delle materie prime russe. A questo si devono i numerosi viaggi che i leader europei stanno compiendo a più riprese per stringere nuovi accordi e firmare nuovi contratti con produttori di petrolio e gas alternativi: dal Medio Oriente al Nord Africa. Ma spegnere e accendere vecchi e nuovi interruttori del gas non è così automatico. Ecco una piccola guida e un glossario per orientarsi in questa crisi energetica.

Il prezzo della corrente elettrica è basato sulla fonte più costosa: il gas, anche se è prodotta con le energie rinnovabili o con l’energia nucleare. Il prezzo dell’energia elettrica lo fa il prezzo massimo del gas, perciò assistiamo a questo effetto domino anche sulla bolletta della luce. Ed ecco perché si vuole liberare il costo della corrente da quello del gas; per farlo serve però rivedere alla radice le regole del mercato energetico. Serve soprattutto un coordinamento europeo.