Retromarcia Ue. Limiti meno stringenti sulle ore di punta da scegliere per il taglio obbligatorio dei consumi di elettricità e sul calcolo del contributo di solidarietà per le società energetiche. Emerge dall’ultima bozza di compromesso dei ministri Ue sulle misure contro il caro energia. I governi chiedono di coprire «almeno il 7% delle ore di punta» sull’intero periodo dicembre-marzo rispetto al 10% delle ore mensili previsto dalla Commissione. Nella bozza gli extra-profitti delle compagnie fossili sono invece calcolati sulla base degli utili di 4 anni a partire dal 2018, contro il periodo 2019-2021 proposto da Bruxelles.
Bollette, la bozza di compromesso Ue
Nella bozza di compromesso compilata dalla presidenza ceca agli Paesi membri sono date due modalità per l’individuazione delle ore di punti in cui tagliare i consumi. Nella prima, contenuta nel paragrafo 1 dell’articolo 4 si prevede che «ogni Stato membro individua le ore di picco dei prezzi corrispondenti complessivamente ad almeno il 10% di tutte le ore del periodo compreso tra il 1ø dicembre 2022 e il 31 marzo 2023» e non più, quindi, su base mensile come era previsto nella proposta di regolamento della Commissione.
Al paragrafo 3, inoltre, la bozza prevede che «gli Stati membri possono decidere di puntare su una percentuale di ore di punta diversa da quella di cui al paragrafo 1, purché sia coperto almeno il 7% delle ore di punta» e purché la riduzione dei consumi sia almeno invariata. Il tetto ai ricavi dell’elettricità per la tassa sugli extra-profitti alle compagnie che producono energia da fonti non fossili resta quello di 180 euro a megawattora ma alla Commissione, nella bozza, si chiede di provvedere «a delle linee guide» per l’applicazione del regolamento.