Sempre più commercianti e sempre più imprese in difficoltà. Pesa soprattutto il caro energia, con un incremento delle spese che manda in crisi qualsiasi bilancio. Le bollette decuplicate sono un fattore che prosciuga la liquidità e mette spesso di fronte al bivio principale: chiudere o andare avanti. Per chi sceglie la seconda strada si apre un altro problema, sostanziale: dove e come trovare i soldi? La strada principale è quella del finanziamento attraverso canali tradizionali, banche e altri intermediari finanziari. Ma chi trova la porta chiusa, e i numeri dicono che l’accesso al credito si sta complicando per molti, non trova alternativa se non rivolgersi alla malavita organizzata. E’ così che rischia di dilagare l’usura.

La testimonianza

Un imprenditore, che per ovvie ragioni chiede di restare anonimo, denuncia all’Adnkronos il calvario che sta vivendo. “Le abbiamo provate tutte, ci resta solo l’usura”, dice, elencando una serie di ‘no’ incassati da banche e finanziarie, e spiegando qual è il meccanismo che si innesca. Arrivano le bollette sempre più alte, mese dopo mese, e chi non ha margini per resistere inizia a indietreggiare. Prima si tagliano le spese non indispensabili, poi si riduce la produzione, poi si licenzia. Fino ad arrivare alla soglia che non ammette vie di mezzo: o si trova liquidità o si chiude. “E’ a questo punto che si fa il giro delle banche. Finisce presto, se non si hanno garanzie sufficienti.
E allora si inizia con gli amici, e gli amici degli amici, quello che può aiutare a pagare un fornitore, quello che oggi chiude un occhio, quello che ti presenta la persona giusta per risolvere il tuo problema”. Hanno spesso la ‘patente’ di amici, o amici degli amici, ma sono membri di organizzazioni criminali dedite all’usura. “E’ successo a me e non so cosa fare ma è successo a tanti intorno a me che hanno iniziato a prendere prestiti a tassi assurdi e stanno finendo strozzati dagli usurai”. Una volta accettato il primo prestito, non si torna più indietro. E sono pochissimi quelli che hanno la forza di fermarsi, di denunciare e di chiedere aiuto.
“I dati disponibili sul fenomeno dell’usura ne forniscono una rappresentazione sottostimata, stante l’esiguità dei casi denunciati in media ogni anno, rapportata alle centinaia di migliaia di famiglie, imprese e individui sovraindebitati, con un rapporto tra vittime e denunce estremamente basso”, evidenziava la Corte dei Conti a fine giugno nella relazione ‘La prevenzione dell’usura’.

Il documento
E’ un documento dettagliato, oltre cento pagine, che entra dentro un fenomeno sempre più preoccupante. La magistratura contabile fa riferimento soprattutto al sistema che sostiene, o dovrebbe sostenere, le vittime di usura. Chi denuncia e accede agli strumenti previsti, a partire dal ‘Fondo di prevenzione del fenomeno dell’usura’, deve però essere messo nelle condizioni di ripartire. Tra le raccomandazioni della Corte, due sono particolarmente significative. “Una riflessione andrebbe sviluppata riguardo alle escussioni, molte delle quali provocate dalla circostanza che, nella maggioranza dei casi, gli interessati utilizzano immediatamente il prestito per ripagare i debiti, trovandosi poi senza risorse per reinserirsi”. Ancora, “il permanere di periodi eccessivamente lunghi per la definizione delle richieste di finanziamento, prima da parte degli enti e successivamente da parte delle banche, risulta in conflitto con l’emergenza vissuta dai soggetti a rischio usura”.