Spegnere i termosifoni un’ora prima nelle abitazioni private e negli uffici pubblici, abbassandoli di un grado per portarli da 20 a 19. Il governo sta lavorando per presentare un piano con un proposta di riduzione dei consumi energetici. Per ora l’Italia non segue altri Paesi europei alle prese con l’emergenza gas. Se in Francia e Germania si spengono prima le vetrine dei negozi, se Parigi ha già messo in conto il razionamento per le imprese, Roma parte con cautela. Non si spegneranno prima le vetrine, né tantomeno si ragiona sull’ipotesi di mandare i dipendenti pubblici in smart working, rumors circolati nei giorni scorsi.
L’unica misura immediata, che arriverà con un decreto ministeriale che sarà firmato a giorni, è spegnere i termosifoni un’ora prima nelle abitazioni private e negli uffici pubblici, abbassandoli di un grado per portarli da 20 a 19. Questo, stando all’informativa del responsabile della Transizione ecologica Roberto Cingolani in Consiglio dei ministri, l’unico intervento immediato. Oltre al decreto che arriverà la settimana prossima, con sostegni per famiglie e imprese e che sarà “importante”, assicura uno dei ministri coinvolti nel dossier.
Caro energia e bollette
Il governo è dunque al lavoro anche per il via libera la prossima settimana al nuovo decreto bollette per allentare la morsa del caro energia su imprese e famiglie. Ma il nodo risorse resta critico: se anche le società energetiche pagassero il dovuto della tassa sugli extraprofitti si renderebbero disponibili risorse pari a circa 3 miliardi. A questi andrebbe aggiunto l’extra gettito della riscossione fiscale e tributaria, ma queste risorse non raggiungerebbe i circa 10 miliardi necessari per finanziare tutte le misure in esame.
Si dovrebbe dunque cercare tra le pieghe del bilancio, visto che il governo Draghi non intende ricorrere all’extra deficit. E non cambierebbe lo scenario neanche il rialzo del pil del secondo trimestre comunicato oggi dall’Istat (1,1% contro 1% della stima precedente e 4,7% contro 4,6% indicato a fine luglio), visto che un decimale in più non impatterebbe in modo incisivo il denominatore del rapporto deficit pil dando maggiore margine di manovra. Ad ogni modo con il voto del 25 settembre alle porte la partita delle forze politiche sullo scostamento è aperta.
Intanto proseguono le riunioni tecniche e politiche nei ministeri coinvolti per definire le nuove misure. Nel provvedimento troveranno spazio le norme per il rinnovo e possibilmente il rafforzamento del credito d’imposta per le aziende energivore in primis; l’abbattimento degli oneri di sistema e il rinnovo della Cig per le imprese in difficoltà. Quanto all’iter parlamentare del nuovo dl si punterebbe a un’approvazione-lampo in questo Parlamento prima dello scioglimento di Camera e Senato, se possibile. In alternativa l’esame passerebbe alle nuove Camere.