«La città fa schifo. Sono le 21,30 di sabato, mio figlio di 15 anni mi chiama dalla centrale della protezione civile di piazza Schettini (forse polizia locale, ndr): “Mamma, sono qui, vieni, mi hanno picchiato”. Ho terrore, una telefonata che una mamma non dovrebbe mai ricevere. Io e mio marito ci precipitiamo, lì troviamo mio figlio e tre sue amiche terrorizzati da quanto era accaduto davanti al bar “Santuario”, in pieno centro di Pompei, aggrediti da un gruppo di ragazzini senza alcun motivo, che hanno afferrato mio figlio di spalle colpendolo a pugni sulla schiena”.
“Ringrazio il comandante della Protezione civile, assieme ai colleghi è sceso con noi a piedi in piazza tentando di trovare il gruppo di delinquenti, ma nulla da fare. Ma a chi voglio ringraziare di più (ovviamente in modo sarcastico, ndr) sono i carabinieri e la polizia di Pompei che alla nostra chiamata ci hanno risposto che non avevano una pattuglia da mandarci e che non potevano far nulla. Grazie, grazie sindaco, che mette in sicurezza la “sua Pompei” solo durante eventi da lei organizzati, ma che ormai è una Pompei trascurata, non in sicurezza e piena di strafottenza, grazie a tutte le persone sedute fuori a quel bar che al nostro arrivo e alle nostre domande sembravano essere lì attendendo una grazia”.
Lo sfogo
“Sono incazzata, schifata, disgustata, stasera mio figlio è a casa con me e sta bene, ma domani cosa accadrà? Ci dica signor Sindaco che facciamo»? È lo sfogo, è l’accusa su Fb (sul gruppo Notizie di Pompei”), comprensibilissimi, di una mamma che stava per perdere o vedere menomato il figlio durante uno di quei sabato che con la movida non hanno nulla a che fare, dopo in mezzo a tanti bravi ragazzi s’infiltrano teppistelli, molte volte minorenni, in cerca di una o più ragazzi e ragazze perbene, per aggredire in maniera selvaggia e senza motivo. Centinaia i messaggi di solidarietà, quasi tutti con un secco “assurdo”.