La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 27 anni di carcere per Emilio Lavoretano, imputato per l’omicidio della moglie Katia Tondi, la 31enne strangolata il 20 luglio 2013 nell’abitazione coniugale di San Tammaro. La suprema corte ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso presentato dai legali di Lavoretano, confermando dunque i 27 anni emessi nei suoi confronti in primo grado dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere  e in secondo grado dalla Corte d’Appello di Napoli, e chiudendo così definitivamente un procedimento giudiziario che specie nel grado iniziale finì per essere molto teso e combattuto; accusa e difesa si sfidarono infatti a colpi di perizie medico-legali relative all’ora della morte della Tondi.

Alla fine però la verità processuale emersa dai due gradi di giudizio è che Katia rimase uccisa tra le 18 e le 19, ovvero quando Lavoretano era in casa; determinante per fissare l’orario, circostanza fondamentale su cui si è giocata «la partita» tra accusa e difesa, c’è la consulenza realizzata dall’ex colonnello del Ris Luciano Garofano. Lavoretano si è sempre professato innocente, e già la sera del delitto provò ad accreditare un alibi, presentando uno scontrino della spesa per dimostrare che quando era uccisa la moglie lui era al supermercato, quindi ventilò l’ipotesi di una rapina e poi accusò altre persone.