Come annunciato anche in campagna elettorale, il governo di Giorgia Meloni intende modificare il reddito di cittadinanza che, dalle parole della nuova inquilina di Palazzo Chigi, “ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia”. La leader del governo ha precisato di voler “mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare”. Tutti gli altri devono trovare un’occupazione.
L’obiettivo è arrivare a due strumenti diversi nel corso del 2023: il primo di natura assistenziale per chi non può lavorare, il secondo orientato all’inserimento lavorativo per gli altri. Intanto dalla Lega, Matteo Salvini lancia la proposta di sospendere per sei mesi la misura “a quei 900mila percettori del reddito che sono in condizioni di lavorare e che già lo percepiscono da diciotto mesi” per poter utilizzare le risorse risparmiate, circa un miliardo, per prorogare Quota 102.
I numeri
Secondo i dati dell’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro sui beneficiari del reddito di cittadinanza, i sostegni indirizzati ai servizi per il lavoro sono 919.916. Da questa cifra, sono da togliere le 173mila persone (18,8%) che risultano già occupate e le 86mila (9,4%) esonerate, escluse o rinviate ai servizi sociali. Rimangono quindi 660mila (il 71,8%) persone tenute alla sottoscrizione del patto per il lavoro, che molto probabilmente sono quelle su cui ricadrà la stretta voluta dal nuovo esecutivo.
Con la nuova impostazione, verrebbe automaticamente archiviata anche la condizionalità in base alla quale il reddito deve essere tolto ai beneficiari che rifiutano due offerte di lavoro. Secondo l’ipotesi di Fratelli d’Italia, il sostegno si concentrerebbe sui disabili, sugli anziani, sulle persone espulse dal mondo del lavoro senza possibilità di accedervi, ai quali sarebbe destinato un “assegno di solidarietà” che potrebbe essere anche più sostanzioso dell’attuale Rdc.
Per coloro che sarebbero privati del reddito, c’è l’intenzione di usare le risorse del Fondo sociale europeo, che sarebbero spese per piani di formazione durante i quali sarà previsto anche un sussidio. Con queste soluzioni, l’attuale costo del Reddito di cittadinanza, che si avvicina ai 9 miliardi l’anno, potrebbe essere quasi dimezzato. Il cambio di platea, però, non terrebbe conto della reale occupabilità dei percettori in età lavorativa e senza problemi di salute.