Otto mesi di reclusione e condanna in solido con la struttura “Clinica Maria Rosaria“ di Pompei al pagamento di una provvisionale a favore di Antonietta Donnarumma e Rosario Longobardi. Questo quanto stabilito ieri mattina dal Giudice Monocratico del Tribunale di Torre Annunziata, dottoressa Ambrosino, nei confronti della dottoressa Emilia Alfano, finita a processo per la morte del feto (art 17 comma 1, L. 194/78) in grembo alla signora Antonietta Donnarumma. Otto mesi di reclusione e la condanna in solido con la struttura sanitaria al pagamento di una provvisionale di 100mila euro per ognuno dei coniugi. Nel corso del processo, la difesa delle parti civili – rappresentata dagli avvocati Giovanni Tortora e Maddalena Nappo – sono riusciti a ricostruire la tragica vicenda dell’11 marzo 2019.
In pratica, la signora Donnarumma, gravida alla 37esima settimana, a causa di un malessere causato da contrazioni uterine, si era recata al pronto soccorso della clinica “Maria Rosaria” di Pompei, dove era sottoposta a tracciato cardiografico. Nonostante gli accertamenti clinici dimostrassero la presenza di contrazioni – questo quanto ribadito anche in aula -, la dottoressa Alfano, anziché di disporne il ricovero, l’aveva dimessa prescrivendole degli antidolorifici. Dopo qualche ora, però, la rottura dell’utero, il distacco della placenta e la conseguente morte del feto per ipossia. Tra l’altro, la dottoressa Emilia Alfano aveva seguito la signora Donnarumma durante tutta la gravidanza e ben conosceva lo stadio della stessa.
Era il pomeriggio del 10 marzo, quando la signora Donnarumma si era recata in clinica per partorire, ma era dimessa dalla dottoressa Alfano, per poi tornare la mattina successiva, ovvero l’11 marzo 2019, quando era accertata la morte del feto. Per il Giudice non ci sono dubbi: 8 mesi di reclusione per la dottoressa Alfano.