Neonati scossi dai genitori per interromperne il pianto al punto da farli finire all’ospedale, dove, in uno dei due casi registrati di recente al Policlinico di Modena, la vittima, sui cinque mesi, ha riportato danni celebrali. La definiscono “shaken baby syndrome”, la sindrome del bambino scosso, e nella città emiliana ha portato all’apertura di due fascicoli da parte della magistratura, che ora indaga per maltrattamenti, e il conseguente allontanamento dalle rispettive famiglie dei minori coinvolti e vittime di quanto sarebbe avvenuto fra le mura di casa. Fatti recenti, dell’autunno appena concluso, quelli che al Policlinico modenese sono ricordati ripercorrendo le attività svolte all’interno del reparto di Pediatria.
La pericolosità di un’azione che può provocare danni permanenti sul bambino, come appunto successo nel Modenese, la riassume Lorenzo Lughetti, il professore che il reparto di Pediatria del Policlinico modenese lo dirige: «Il lattante – dice Lughetti a proposito dei due casi registrati a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro e che hanno comportato ricoveri durati diverse settimane – ha l’incapacità di controllare il capo e questi movimenti ripetuti possono essere paragonati a quando noi siamo tamponati in auto. Per il neonato – continua il direttore di Pediatria – sono come decine di tamponamenti che il bambino subisce. Si “strappano” delle vene».