Pelé mano nella mano con Maradona, sulle nuvole. “Eternal”, il messaggio illuminato dalla luce del tramonto. Così il Napoli ha espresso il suo cordoglio sui social: con un disegno stilizzato che ricompone la coppia più leggendaria del calcio mondiale. “Pelè era, per tutti i ragazzi della mia generazione, il calcio. Si poteva essere tifosi o meno, ma Pelè era un grande simbolo positivo della sua epoca. È una scomparsa che rattrista tutti. Ciao grande campione”. Così il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis su twitter ricorda O Rei Pelè scomparso a 82 anni.
Nel novembre 1981, il Boca va in Costa d’Avorio per una tournée. Blanco accompagna Maradona e racconta quello che Diego gli disse in quel viaggio: che era stanco e che “pensava di smettere”. Diego insisteva: “Lascio il calcio”. La storia arriva alle orecchie di Pelé, che gli invia una lettera accorata affinché ci ripensi. Mise una buona parola, la migliore. L’amore regge intatto fino al picco di fama di Maradona: Barcellona, il Napoli, Messico ’86 e la Nazionale argentina. Il trono di O Rei trema. “Diventano nemici a causa delle voci che compaiono sui media e che i giocatori a volte tendono a bersi”, racconta ancora Guillermo Blanco. Maradona inizia a chiamarlo “el morocho” e nel programma “El Rayo” nel 1998 accusa esplicitamente Pelé di aver avuto la sua prima relazione sessuale con un bambino.
E’ il punto più basso. Anche Pelé ci andava giù pesantissimo: “Maradona è un cattivo esempio- disse una volta- Era un ottimo giocatore ma, sfortunatamente, il mondo intero può vedere cosa ha fatto della sua vita”. E ancora: “Basta guardare i fatti: chiaramente ero più completo io. Sai quanti gol di testa ha segnato Diego? Nessuno. Pelé, cento. E di destro? Ho segnato un totale di 1.281 gol. Questo non ti dice niente?”. “Pelé è uno schiavo”, ribatté Diego. “Ha venduto il suo cuore alla Fifa. E poi, quando la Fifa lo prende a calci, vuole fare amicizia con noi giocatori. Ma dai… non c’è nero che non sbiadisca!”.