Tornano i voucher. Aboliti nel 2017, dopo un dibattito molto acceso con le parti sociali, il consiglio dei Ministri li ha introdotti di nuovo. I buoni lavoro sono nati per la prima volta con il decreto legislativo 276/2003 (la cosiddetta Legge Biagi), ma diventati di uso effettivo soltanto nel 2008. Il tetto è raddoppiato, visto che si modifica la legge del 2017 che fissava un importo complessivo di 5mila euro e che ora invece sale a 10mila euro.
Voucher lavoro, cosa sono

Sono un metodo di pagamento alternativo applicabili al lavoro occasionale o alle prestazioni saltuarie. Hanno un valore nominale di 10 euro lordi, ossia 7,50 euro netti.
Chi può richiederli

Potranno essere utilizzati a partire dal mese di gennaio 2023 dagli imprenditori del settore agricolo, della ristorazione e del comparto del turismo. Potranno inoltre essere remunerati con i voucher anche i lavoratori che si occupano della cura della persona come, per esempio, i lavoratori domestici.
I requisiti

Con la Manovra, e siamo alle seconde maglie allargate, “si amplia la possibilità di utilizzo del contratto di prestazione occasionale consentendolo ad utilizzatori che abbiano alle proprie dipendenze fino a 10 lavoratori subordinati a tempo indeterminato”, spiega la relazione illustrativa in una bozza di questi giorni.

Come funzionano i voucher

Il datore di lavoro che intende retribuire i collaboratori con i voucher li può acquistare presso l’Inps (se ne possono acquistare anche in banca, alle Poste e in alcuni casi anche in tabaccheria) e il lavoratore che li riceve può riscuoterli presso l’Inps stessa, ricevendo a fronte di ogni buono l’importo di 7,50 euro, quindi 2,50 euro in meno rispetto al valore nominale de voucher che, come detto, è di 10 euro. In questo modo al lavoratore viene applicata una trattenuta da destinare ai contributi Inps e all’assicurazione Inail.