“Non posso perdere ogni dignità”, disse Dino Gassani, stimato avvocato penalista, poco prima di essere ucciso, insieme ad altri suoi collaboratori la sera del 27 marzo del 1981. Mandanti ed esecutori di quel delitto erano della Nuova camorra organizzata; il boss Raffaele Cutolo volevano costringerlo a far ritrattare le accuse di un pregiudicato che assistiva, uno dei primi pentiti del clan. Lui sapeva, lo aveva messo in conto, che se non avesse accettato per lui non ci sarebbe stato scampo. Il 29 maggio 2009 il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, gli conferi’ la medaglia d’oro al valor civile e grande etica professionale. A ricordarlo, quaranta anni dopo, il magistrato Catello Maresca.
“Poi quasi l’oblio – dice – un Paese senza memoria non ha futuro. Avvocati, magistrati, giornalisti, imprenditori, persone comuni vittime delle mafie devono essere sempre ricordati come fulgidi esempi di coerenza, rettitudine ed onore, e devono costituire- soprattutto per i giovani- modelli da seguire nella quotidiana difficile lotta a tutte le mafie”. E allora, conclude “ben vengano intitolazioni di strade, piazze e commemorazioni. Questi sono i monumenti che vogliamo, altro che altarini”.