La speranza di vita a 65 anni con la pandemia si è ridotta e quindi non ci saranno incrementi dell’età per l’accesso alla pensione di vecchiaia. Né dei requisiti per l’uscita anticipata dal lavoro. Anche l’anno prossimo e fino alla fine del 2024 – secondo quanto precisa l’Inps con una circolare fatta sulla base del decreto dei ministeri del Lavoro e dell’Economia di ottobre – si andrà in pensione di vecchiaia a 67 anni. Per il pensionamento anticipato resta lo stop agli incrementi previsto dalla legge del 2019. Fino al 2026 si continuerà ad andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi le donne).
Intanto si attende la ripresa del confronto tra Governo e sindacati sulla previdenza con Cgil, Cisl e Uil che chiedono di fissare una nuova data in tempi brevi dopo il passaggio tecnico della settimana scorsa. L’obiettivo è inserire le nuove norme già nel Def. Si lavora ai dettagli delle proposte da fare ai sindacati ma la strada per la flessibilità appare tracciata e va nella direzione del ricalcolo contributivo dell’assegno di chi è nel sistema misto e decide di anticipare la pensione rispetto all’età di vecchiaia.
La proposta non piace ai sindacati che la ritengono penalizzante. Ma dal Governo non sembra ci sia disponibilità a discutere richieste eccessivamente onerose come l’uscita a 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. Il punto di caduta potrebbe essere un taglio dell’assegno per ogni anno di anticipo.