Le pensioni sono spesso al centro delle discussioni e dei confronti tra organi competenti e parti sociali che rappresentano i diritti dei pensionati attuali o futuri. Sul tavolo ci sono principalmente le riforme mentre negli anni si pone il problema della perdita del potere d’acquisto dovuta all’inflazione. Non sempre, infatti, la rivalutazione delle pensioni viene attuata o rispecchia realmente la perdita del potere di acquisto. In questo scenario accade non proprio di rado all’Inps di inviare lettere ai pensionati chiedendo la restituzione di danaro erroneamente erogato al pensionato.
In realtà, non sempre sono da restituire soldi. Per sapere se i soldi richiesti dall’ente vanno restituiti è necessario che l’errore sia causato da una dichiarazione del pensionato. E’ il tipico caso delle dichiarazioni dei redditi in cui il pensionato dichiara per errore un qualcosa per la quale l’Inps è tenuto ad erogare una maggiorazione.
I casi
Soltanto in questo caso il pensionato è tenuto a restituire quanto richiesto dall’Inps. In tutti gli altri casi, ossia quando l’errore sta nel calcolo dell’Inps, il destinatario della richiesta non è tenuto a pagare. Esistono poi dei termini da rispettare per chiedere la restituzione delle maggiorazioni delle pensioni versate erroneamente.
Infatti, l’Inps può ottenere il pagamento solo se la richiesta è notificata entro al fine dell’anno successivo a quello in cui è relativo il versamento indebito. Ad esempio, nel caso di versamento erroneo dell’Inps effettuato nel 2022, entro il 31 dicembre del 2023 l’Inps dovrà notificare la richiesta.
Dopo questo termine, l’ente di previdenza non avrà più il diritto a recuperare la somma oggetto del calcolo erroneo. Altro fattore da tenere conto è che l’Inps non può chiedere somme che ulteriori rispetto a quelle indebitamente erogate. Il pensionato che ha ricevuto un versamento illegittimo per suo errore e nei termini giusti, è tenuto a pagare esclusivamente le somme oggetto della contesa al netto delle ritenute.
Fonte consumatore.com