Tutti i pensionati avranno a partire dal prossimo primo ottobre una rivalutazione del 2,2 per cento dei propri trattamenti. Mentre per i lavoratori dipendenti con reddito fino a 35 mila euro l’anno l’incremento del netto in busta paga arriverà attraverso un ulteriore esonero contributivo di un punto, per i mesi che vanno da luglio a dicembre (tredicesima compresa); incremento che si aggiunge a quello di 0,8 punti entrato in vigore nel gennaio di quest’anno. Insieme alla conferma delle misure per ridurre il peso degli aumenti dell’energia sono questi i capitoli più importanti del nuovo decreto legge di aiuti che il governo dovrebbe approvare oggi.

LE RISORSE
Complessivamente il provvedimento vale quasi 14,5 miliardi, che sono ricavati dalle maggiori entrate affluite in questi mesi nelle casse dello Stato. Una parte consistente delle risorse (5 miliardi secondo quanto riferito dai sindacati) sarebbe destinato alla proroga e al rafforzamento degli interventi che puntano a ridurre l’impatto dei prezzi energetici sulle bollette (a partire dalla cancellazione degli oneri di sistema); alle imprese andrebbero circa 3 miliardi, con un beneficio concentrato – grazie a meccanismi di crediti di imposta – su quelle energivore e gasivore. Lo sconto di 30 centesimi sui prezzi finali dei carburanti, ottenuto mediante il taglio delle accise, costa 900 milioni per l’ulteriore estensione di un mese (fino al 20 settembre). Secondo la bozza di decreto che circolava ieri, ancora incompleta, l’intervento sulle pensioni vale invece 2,4 miliardi nel 2022, quello sulle retribuzioni circa 1,6 suddivisi tra quest’anno e il prossimo.

La novità in materia di pensione punta a correggere il difetto dell’attuale sistema di indicizzazione, che opera rispetto all’aumento dei prezzi dell’anno precedente: a fronte di un’impennata dei prezzi così brusca il recupero diventa inevitabilmente tardivo. Per ovviare parzialmente si è deciso di anticipare ad ottobre un 2 aumento del 2 per cento, che sarà “scalato” dalla rivalutazione del prossimo anno: se per ipotesi l’inflazione toccasse l’8 per cento, il nuovo scatto a gennaio sarebbe del 6. Inoltre è anticipato anche il recupero dello 0,2 per cento che corrisponde alla differenza tra l’inflazione riconosciuta provvisoriamente a gennaio 2022 (1,7%) e quella poi effettivamente misurata per l’anno precedente (1,9%). Per gli adeguamenti a regime valgono le regole in vigore che prevedono percentuali leggermente ridotte per gli assegni più alti.
LE RETRIBUZIONI
Per quanto riguarda le retribuzioni la strada è ancora quella dell’esonero contributivo: il versamento a carico del lavoratore è ridotto di un punto aggiuntivo con effetto retroattivo per il periodo che va da luglio a dicembre. Per questo semestre il taglio sarà quindi di 1,8 punti e l’aliquota scenderà al 7,39% ma senza conseguenze per la futura pensione degli interessati: lo Stato provvederà ad accreditare la differenza. La riduzione del costo del lavoro potrebbe in prospettiva diventare strutturale, o almeno questo è quello che sperano i sindacati; per ora comunque risulta meno costosa per le finanze pubbliche del bonus 200 euro versato a luglio.

Questa particolare forma di sostegno sarà invece riconosciuta alle categorie che erano rimaste escluse come lavoratori somministrati e collaboratori. Per i lavoratori autonomi il fondo da 500 milioni messo da parte per la stessa finalità è portato a quota 600. Infine novità anche per il welfare aziendale: la soglia dei benefit detassati risale a 516 euro e il datore di lavoro potrà corrispondere esentasse anche somme per il pagamento delle utenze.