La fiammata dei prezzi appare inarrestabile e colpisce tutti i settori con impennate a doppia cifra o perfino tripla come nel caso dell’elettricità che ha superato il raddoppio nel giro di un anno con un +103,4%. Ma nella classifica degli aumenti più forti per i prodotti alimentari, è in testa ancora una volta l’olio di semi che costa ormai quanto l’olio di oliva. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, si sono susseguite raffiche di rincari totalizzando a settembre in media un balzo del 60,5% rispetto allo scorso anno. E nei prossimi mesi, se l’emergenza gas e materie prime dovesse proseguire, il prezzo potrebbe salire ancora e superare quello del più pregiato olio di oliva.

Anche un altro condimento “povero” come la margarina segna rincari consistenti con un +26,5%. L’ondata di rincari preoccupa soprattutto perché colpisce tutti beni di prima necessità, dall’energia ai generi alimentari, rendendo di fatto impossibile per le famiglie più svantaggiate far quadrare i conti e per quelle un po’ più abbienti sottrarsi a un’emorragia che rischia di bruciare i risparmi e paralizzare i consumi.

La classifica dei rincari

Nella graduatoria dei rincari che incidono di più sulla spesa quotidiana ci sono il burro con un +38,1%, mentre il costo del riso sale del 26,4%, la farina di oltre il 24%, la pasta aumenta del 21,6%. Lo zucchero segna aumenti del 18,4%, i gelati del 18,2%. Anche i prodotti freschi subiscono significativi aumenti dei prezzi, a partire dai vegetali che registrano un +16,7%, seguiti da uova (+16,6%) e pollame (+16,5%). Il latte fresco parzialmente scremato costa il 15,3% in più, il pane il 14,6% e, con la carenza di anidride carbonica, le acque minerali il 12,9%.

Per il capitolo energia, dopo il +103,4% registrato dal costo dell’elettricità (libero + tutelato), l’aumento più forte è segnato da gas naturale e gas di città con +63,7%. Gpl e metano sono a +46,4%, gasolio per riscaldamento a +43,7%.