I nodi da sciogliere sono diversi e l’approdo del decreto anti-rave in Gazzetta Ufficiale basta per fare insorgere le opposizioni, che lanciano un «allarme democrazia» per l’ambito di competenza della stretta. Per come è scritto il testo, il rischio di un’applicazione estensiva del nuovo articolo 434-bis del codice penale c’è. Tanto che, probabilmente, in sede di conversione del decreto ne saranno delineati meglio i contorni, per rendere la norma più specifica.

Adesso si parla di «invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico, o l’incolumità pubblica, o la salute», ai quali partecipino almeno 50 persone. Non si menzionano quindi in modo dettagliato i rave party: la nuova norma potrebbe applicarsi anche a occupazioni e manifestazioni non autorizzate, come ad esempio le scuole.
LA NORMA
Ma, come fanno sapere da via Arenula, deve esserci un rischio concreto per l’incolumità o la salute pubblica, «un principio di offensività». Un caso classico sarebbe la presenza massiccia di droghe, quindi un’attività di spaccio in corso. «La norma – ha precisato il Viminale – interessa una fattispecie tassativa che riguarda la condotta di invasione arbitraria di gruppi numerosi tali da configurare un pericolo» e, quindi, «non lede in alcun modo il diritto di espressione e la libertà».