Come ha spiegato il primo dirigente della Digos di Napoli Antonio Bocelli, nel corso di una conferenza stampa in Questura, l’associazione neonazista, suprematista e negazionista sgominata dalla Polizia di Stato si autofinanziava attraverso il versamento di quote. Le indagini hanno preso il via nel 2019 e dalle intercettazioni è emerso che in chat (sul canale “Protocollo 4” di Telegram) gli adepti parlavano di attentati, contro civili ma anche contro una caserma dei Carabinieri a Marigliano (Napoli).

Parole alle quali per fortuna non sono mai seguiti i fatti. L’associazione, di tipologia verticistica, era organizzata in cinque livelli e caratterizzata da una forte compartimentazione, sia verso l’interno sia verso l’esterno: più alto era il livello gerarchico e più gli adepti che ne facevano parte erano a conoscenza del progetto dell’organizzazione, finalizzato principalmente a propagandare ideologie naziste, contro la religione ebraica, negando la Shoah e a mettere in piedi iniziate finalizzate a sovvertire l’ordine democratico. Alcuni componenti dell’Ordine di Hagal – questo il nome dell’associazione – si sarebbero anche trasferiti all’estero per partecipare agli addestramenti: combattimenti corpo a corpo con la tecnica di combattimento israeliana “Krav Magà” ed esercitazioni all’uso di armi lunghe e corte.

Per queste attività era loro conferito anche un diploma. Gli attivisti erano molto preparati e avevamo intenzione di organizzare dei corsi di sopravvivenza estrema. Sono emersi anche una serie di contatti con fazioni naziste, come il “Battaglione Azov”, Misantropya Division e Centuria. Sequestrati armi bianche, pistole risultate essere delle repliche di quelle vere, materiale propagandistico, libri sul suprematismo bianco, su Mussolini e Hitler e anche foto dei due dittatori.