Spid già in soffitta? Così sembra. Il sottosegretario Butti è molto chiaro e le sue parole non lasciano adito ad alcuna interpretazione: “Dobbiamo cominciare a spegnere lo Spid e a promuovere la carta d’ identità elettronica come unica identità digitale”. Secondo Butti, infatti, lo SPID “non ha fatto breccia tra gli anziani”, cosa che ha poi costretto la politica a ripiegare sullo “SPID con delega”. L’alternativa è la CIE, la Carta d’Identità Elettronica che, secondo il sottosegretario, è una soluzione superiore e più efficace per identificare il cittadino nel mondo digitale, quando vuole accedere a servizi della Pubblica Amministrazione online.

L’avversione di Butti allo SPID non è affatto nuova: a metà febbraio 2020, quando ancora nessuno poteva immaginare cosa sarebbe successo nel giro di pochissime settimane con la pandemia e il conseguente lock down, Butti in Parlamento fece un intervento dello stesso tenore, nel quale lamentava due cose. La prima è che gran parte del sistema SPID è gestito, in concessione, dai privati mentre la CIE è gestita direttamente dai Comuni e dal Ministero dell’Interno. La seconda è che in pochissimi cittadini (all’epoca) avevano aderito al sistema di identità digitale pubblica. Insomma, ore di pratica, soldi spesi, password da memorizzare e già è quasi tutto pronto per essere accantonato.