Oggi è il settantesimo anniversario dell’ultima eruzione del Vesuvio. Il 18 marzo del 1944, infatti, rappresenta ancora per qualcuno un ricordo vivo, un’altra forte paura durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale, quando le giornate erano già segnate da bombardamenti e notizie di conflitti in tutto il pianeta.
L’attività ebbe inizio con alcune copiose colate di lava dal versante Ovest, fino a raggiungere i Comuni di Cercola, Massa di Somma e San Sebastiano al Vesuvio che risultò il paese maggiormente “ferito” dalla furia del vulcano.
Fu, ad ogni modo, un’eruzione tutt’altro che violenta anche se tanto a bastò a provocare ingenti danni e grandissimo terrore tra la popolazione. Si trattò, tuttavia, di un evento che durò nel tempo, cambiando anche lo stile eruttivo. Dalla lava, infatti, si passò alla “carica” di flussi piroclastici.
Il 23 marzo numerose città divennero bersaglio della pioggia di lapilli. I paesi più colpiti furono Terzigno, Pompei, Scafati, Angri, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Poggiomarino e Cava de’ Tirreni; mentre gli abitanti di San Sebastiano al Vesuvio, Massa di Somma e Cercola, furono costretti all’evacuazione.
A distanza di settant’anni lo scenario è completamente diverso: si parla, infatti, di un’eruzione certa anche se nessuno è in grado di dire quando avverrà. Inoltre, secondo gli studi, il vulcano non darà scampo: intanto insistono le polemiche sul Piano di fuga per molti giudicato quantomeno inadeguato. In basso in video dell’eruzione ripresa dai cameraman dell’Esercito americano.