Londra. Quattro sconosciuti si ritrovano, nella notte di Capodanno, in cima al tetto di un grattacielo, intenzionati a buttarsi di sotto. Rinunceranno, giureranno di non suicidarsi fino a San Valentino e diventeranno amici, svelando le loro vere, fragili, anime contemporanee.

Presentato alla 64esima edizione del Festival di Berlino, arriva nelle nostre sale Non buttiamoci giù, pellicola tratta da un romanzo del 2005 dello scrittore Nick Hornby. Cinema di personaggi quelli dello scrittore britannico, personaggi “inquadrati”  bene (passateci il gioco di parole), analizzati a fondo, ma sempre con un certo alone di mistero, incertezza, dualismo, fragilità. Personaggi costruiti ad hoc, in maniera perfetta, come se le situazioni in cui vengono immerse nascano insieme a loro. Personaggi, infine, psicologicamente complessi, mai banali, catapultati in problemi umanissimi, ma che sembrano insormontabili. Cinema di solitudini, quello tratto dei volumi di Hornby. Si pensi ai due lavori più riusciti (a cui lui, come anche in quest’ultimo, non ha mai messo mano all’adattamento per il cinema): Alta fedeltà (del 2000, con John Cusack) e About a Boy – Un ragazzo (con un divertente Hugh Grant). Entrambi narrano di due uomini rimasti soli, che, in un modo o nell’altro, fanno a cazzotti con l’amore e che spesso hanno la soluzione davanti agli occhi a tutti i loro problemi, senza riuscire a vederla. In Non buttiamoci giù (titolo originale molto più esplicativo: A Long Way Down) anche stavolta si incontrano/scontrano personaggi costruiti in maniera eccellente, che, a modo loro, affrontano le tante facce/forme dell’Amore. Stavolta però le “solitudini”, diventano quattro: due coppie, due generazioni a confronto, quattro vite talmente diverse tra loro, ma che si scoprono stranamente indissolubili.

Il film, diretto in maniera accademica e senza troppe sorprese da Pascal Chaumeil (dietro a Il truffacuori e assistente alla regia di Luc Besson), non funzionerebbe senza una sceneggiatura a orologeria (forse un po’ atipica nell’incipit e nel finale troppo, troppo scontato), scritta da Jack Thorne (al suo esordio sul grande schermo, dopo molte serie tv) e che riesce a ricamare addosso ad ogni personaggio una storia forse non originalissima, ma strutturata in maniera molto interessante. Se nel romanzo, infatti, tutto si sviluppa come un diario personale di ogni singolo protagonista, qui si creano quattro punti di vista diversi, dove converge, poi, la vicenda. Si mischiano così generi e generazioni, risate e lacrime, insegnamenti e momenti di satira. Ma il cinema ispirato dalle opere di Hornby, non sarebbe così coinvolgente senza degli attori in forma. E se in Alta fedeltà oltre a Cusack, c’era Jack Black e in About a Boy, Nicholas Hoult, anche in Non buttiamoci giù ci sono attori che regalano un’ottima prova: il quartetto di protagonisti infatti, è composto da Pierce Brosnan (via i panni da 007 per indossare quelli di un ironico ex presentatore tv), Toni Colette (già in About a Boy, qui centra un ruolo ancora più convincente, nel personaggio più malinconico della pellicola: una madre con un figlio disabile più infelice, chiusa, timida, distrutta), Imogen Poots (è la figlia di un politico, annoiata e viziata è la più fragile del gruppo, ma anche quella più diretta e ironica) e Aaron Paul (famoso per la serie tv Breaking Bad, interpreta un musicista disilluso da vita e amore). Non buttiamoci giù resta un film godibilissimo, che non punta a diventare un capolavoro, ma (come tutti i film tratti da Hornby), tende a “volare basso”, dando, però, grandi lezioni di vita: nulla, da soli, è fattibile.

Tutti, dal più deluso al più sfortunato, hanno diritto ad avere una possibilità nella vita e cambiarla è compito non solo del Destino, ma soprattutto nostra, formando quella “squadra” che alcuni si affannano a chiamare “famiglia”. Ancora un film/libro (quasi) autobiografico, che si tinge di note da tipica english-comedy e sviando per tinte a tratti dark. Colonna sonora del “nostro” premio Oscar Dario Marianelli, che diventa parte portante della pellicola insieme ai brani editi, altra componente fondamentale del cinema “di” Hornby: in Alta fedeltà il protagonista ha un negozio di dischi e snocciola continue top-five mentre in About a Boy, Hugh Grant campa dei diritti di una canzone natalizia scritta dal padre. La fotografia, diretta da Ben Davis, chiude il cerchio, immergendo la pellicola in un atmosfera ovattata e oscurante, dove le ombre si fanno protagoniste di movimenti interiori, la luce schiaffeggia corpi troppo disillusi dalle difficoltà della vita. Un film che stupisce Non buttiamoci giù, puntando dritto alle viscere dei sentimenti. Da recuperare.

Potrete vedere Non buttiamoci giù in queste sale:

-NAPOLI

Med Maxicinema The Space Cinema

-NOLA

The Space Cinema Vulcano Buono

-CASORIA

Uci Cinemas

-SALERNO

The Space Cinema Salerno