Colpo di scena per il narcos. La Corte di cassazione annulla ancora una volta la condanna per l’imprenditore vesuviano accusato di essere al vertice di due organizzazioni transnazionali. Il sei aprile 2017, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, dal gip del Tribunale di Napoli furono tratte in arresto per associazione internazionale dedita al narcotraffico otto persone, gruppo che vedeva al vertice, secondo l’accusa, Luigi Bruno, incensurato imprenditore di Sant’Anastasia, compagine che vedeva al suo interno due sottogruppi, uno napoletano ed uno salernitano.
La difesa dell’imprenditore, rappresentata dall’avvocato Dario Vannetiello, ha cercato di contrastare l’impianto accusatorio che poteva far leva su un numero importante di intercettazioni telefoniche e ambientali e su svariati sequestri di droga, tra cui il più imponente pari a trenta chili di cocaina, avvenuto in Turchia, ad Istanbul, il 29 aprile 2015. Durante il braccio di ferro tra accusa e difesa è intervenuto un colpo di scena. La Suprema Corte di Cassazione, Seconda sezione penale, presieduta dal giudice Matilde Cammino, nonostante il procuratore generale De Masellis avesse chiesto il rigetto del ricorso, ha accolto il ricorso proposto dall’avvocato Vannetiello nell’interesse dell’insospettabile imprenditore di Sant’Anastasia.
Le accuse erano pesantissime essendo Bruno ritenuto dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli a capo di ben due organizzazioni internazionali dedite al narcotraffico, l’una finalizzata alla commercializzazione della cocaina, l’altra alla produzione e alla commercializzazione delle anfetamine. Annullato, quindi, dalla Suprema Corte per la seconda volta all’interno del medesimo procedimento penale il giudizio espresso dal Tribunale di Napoli – Ottava sezione Riesame – con l’ordinanza emessa il 25 gennaio 18, atteso che, in precedenza, diversa sezione della Suprema Corte, la Sesta, con sentenza assunta in data 21.11.17, sempre in accoglimento di ricorso proposto dalla difesa aveva annullato altra ordinanza emessa a carico di Bruno il 21 aprile 2017 dal Tribunale di Napoli. La recente decisione assunta dai giudici capitolini potrebbe incidere sull’importante giudizio che è chiamato a esprimere a metà luglio il giudice Vincenzo Caputo, magistrato che dovrà decidere, in sede di giudizio abbreviato, se accogliere o meno la richiesta dell’accusa di condannare l’imprenditore a 19 anni di reclusione.
La situazione giudiziaria dell’imprenditore non è certo di semplice risoluzione dal momento che Bruno risulta essere stato già condannato in primo grado a 22 anni di reclusione per l’omicidio dell’ottavianese Nicola Annunziata, delitto avvenuto a Mugnano del Cardinale proprio nel giorno in cui la ipotizzata associazione diretta da Bruno subiva il sequestro in Turchia del carico di 30 chili di cocaina purissima.