L’inchiesta che rivelerà il traffico di rifiuti tossici che dalle aziende del Nord arrivavano in Campania per essere sotterrati nasce per caso quando nel febbraio del 1991 Mario Tamburino, un camionista italo-argentino, arriva spaventato all’ospedale di Pozzuoli, in piena notte. Gli bruciano gli occhi così tanto che non riesce più a vedere.

È un liquido corrosivo a provocargli quel bruciore: alcune gocce sono fuoriuscite da uno dei 571 fusti di rifiuti tossici che aveva caricato a Cuneo per sversarli nelle campagne di Sant’Anastasia, a Nord di Napoli, e gli sono cadute sul volto e negli occhi. Di lì a poco Tamburino diventa cieco. Nei primi anni Novanta il business miliardario che legava l’imprenditoria del Nord Italia, la politica e la camorra era già consolidato.